Quanto si risparmia con la normalizzazione degli indirizzi?

IL VERO COSTO DI UNA SPEDIZIONE SBAGLIATA PER LA TUA AZIENDA

costo spedizioni sbagliate Ogni giorno miliardi di prodotti vengono spediti in tutto il mondo tramite servizio postale o corriere privato. Di questa gigantesca mole di merci, una parte non arriverà a destinazione per un motivo davvero banale: l’indirizzo sbagliato. Esistono decine di ragioni per cui accade questo. Errori di battitura nella compilazione dei dati in fase di acquisto via web (ecommerce), mancato aggiornamento dei codici di avviamento postale, incompletezza degli indirizzi presenti nel database aziendale… Si chiama data quality ed è il motivo per cui certe aziende si distinguono agli occhi del cliente e certe altre no. Una revisione periodica degli indirizzi postali, così come un controllo istantaneo in fase di acquisto o registrazione, permette di eliminare alla fonte questo problema, evitando inutili sprechi di risorse e denaro. Ma a quanto ammonta il risparmio per chi sceglie la normalizzazione degli indirizzi postali e del CAP? Continua a leggere per scoprire la risposta!

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Abbiamo provato a calcolare il costo medio di una spedizione sbagliata per un’azienda che vende tramite ecommerce in Italia. L’intento non è soltanto quello di quantificare una cifra esatta (i parametri sono centinaia), bensì di offrire una panoramica completa su quelli che sono i danni per l’azienda. Quando un pacco risulta “non consegnabile”, la stragrande maggioranza dei corrieri tenta di contattare il destinatario via telefono. Se quest’ultimo non è raggiungibile o non risponde, il pacco rimane in giacenza o viene rispedito al mittente. Chi deve ricevere la merce è convinto che si tratti di un disguido e, non appena possibile, non mancherà di sollecitare l’azienda. Il risultato è uno spreco di risorse nel fornire risposte, contattare il corriere e recuperare la merce. Raramente l’azienda dovrà sostenere il costo di una nuova spedizione, ma senza dubbio spenderà una buona dose del suo tempo per rimediare all’inconveniente. Ipotizzando un costo orario di 20 euro lordi, ammettiamo che il problema venga risolto in 30 minuti. Solo per tornare alla normalità avremo quindi buttato 10 euro, un costo fisso che non tiene ancora conto della customer satisfaction…

L’EFFETTO A CASCATA DI UN CLIENTE INSODDISFATTO

Le vere conseguenze di una spedizione sbagliata si percepiscono in un secondo momento, quando il cliente passa all’azione. Maggiore sarà il ritardo nella risoluzione del problema, maggiore sarà l’impegno del cliente nell’ottenere una rivalsa. Se calcoliamo che ogni 1.000 spedizioni l’1,5% non arriverà a destinazione (numero puramente indicativo) avremo 15 potenziali clienti insoddisfatti. Di questi, ipotizziamo che 10 non vogliano più acquistare da noi, che 3 rimangano indifferenti, e che 2 si prendano la briga di esprimere un parere negativo su qualche social network o su piattaforme di opinioni. Qui emerge il vero danno, perché nel lungo termine l’opinione verrà letta da un numero crescente di utenti, con un conseguente dietrofront di potenziali clienti interessati ai nostri prodotti. Ecco uno schema riassuntivo in cui mettiamo a confronto le conseguenze di una spedizione corretta (con database normalizzato) e di una spedizione approssimativa (con database da normalizzare).

2 MODELLI DI SPEDIZIONE A CONFRONTO
1.000 spedizioni corrette 1.000 spedizioni con 1,5% di errore

Conseguenze:

  • maggior soddisfazione dei clienti
  • ottimizzazione delle tempistiche
  • nessun commento negativo legato a errori nella spedizione
  • miglior impiego delle risorse interne
Conseguenze:

  • 15 clienti insoddisfatti
  • 150 euro di costo/orario
  • danni di immagini
  • passaparola negativo (meno conversioni future)
  • dispendio di risorse interne